Anch'io fui là

In una situazione culturale quale è quella attuale dove inquietudini ed incertezze costituiscono, di pari passo ad estesi feticismi, la caratteristica dominante, l'esercizio pittorico di Silvio Natali si precisa per la partecipazione alla ricerca di valori estetici non proprio di consolidata tradizione, però non tali da essere "avanguardistici", finalizzati certamente ad inseguire una propria cifra per essere comunque ravvisati. In pratica una operazione tutt'altro che facile, dove è necessario il concorso di fattori favorevoli ed agevolati, non escluso un tantinello di fortuna critico-mercantile. È bene precisare anche che la scala dei valori artistici fra il déja vu ed il "nuovo dirompente" è ricca, molto ricca di pianerottoli ed è in questi, ad altezze diverse, che si colloca la stragrande maggioranza degli artisti. Il richiamo dell'andar per mostre e cioè cultura e frequentazione, non disgiunte dalle propensioni personali per questo o quel Movimento e Corrente, se artatamente supportati, stabiliranno graduatorie e spesso il valore delle opere in soldoni. Le opzioni stesse fatte da Silvio Natali di immagini espressive che non fossero quelle di una figuralità naturalistica, devono essere considerate una presa di coscienza che "potenzialità dialoganti" sono insite in strutture compositive "altre", non convenzionali, che tuttavia mantengono una perentoria oggettività della visione, peraltro raggiunta semplificando, per coinvolgere reminescenze e sedimentazioni già affidate alla memoria. Infatti, è sul filo di questa memoria che sono confluiti stimoli che hanno portato Silvio Natali alla definizione del proprio linguaggio pittorico, che si presume essergli congeniale e che meglio di ogni altro gli consentiva di cogliere e manifestare i propri convincimenti ed una particolare visione del mondo. Ed ancora: è sul filo della memoria, ascendenze a parte, che le sue opere richiamano, pittoricamente riprese, le costruzioni realizzate con solidi geometrici variamente colorati (pongo?!) che peraltro sono alla base dell'educazione dei sensi nella pedagogia montessoriana o, meglio, l'assemblaggio di tessere inventate di un "puzzle" pittorico particolarmente laborioso ed accattivante. È pure il caso di segnalare che le opere recenti si avvalgono di apporti grafici che forse preludono a nuove stagioni. Una mostra - si sa - è sempre e comunque un traguardo di tappa e questa di Casa Cini ha più estese valenze proprio ed in quanto è una scelta che inaugura la stagione artistica, scelta che avvalora i criteri operativi aperti e dinamici così come deve essere l'attività culturale di una struttura pubblica. Fatte salve professionalità e qualità: informazione artistica ad angolo giro.

Franco Farina